La fretta è il nemico. La musica è pazienza, cultura, passione.

Certe persone sembrano appartenere da sempre alla storia della musica. Non per un gesto eclatante, non per un colpo di fortuna, ma per quel tipo di coerenza che li rende leggenda anche nel silenzio. Maurizio Solieri è uno di loro. Non solo il chitarrista storico di Vasco Rossi, non solo autore di riff entrati nella memoria collettiva. Solieri è un pezzo vivo della nostra storia musicale, un ponte tra ciò che la musica è stata e ciò che può ancora diventare.

Lo incontriamo in un pomeriggio sospeso, tra un soundcheck e un’intervista. Ci accoglie con lo sguardo diretto di chi ha visto tutto, ma è ancora curioso di scoprire qualcosa. È questa curiosità, forse, a tenerlo ancora sul palco — e a farne il protagonista ideale per una nuova fase di Enjoy You, il progetto nato per dare voce e visibilità agli artisti emergenti, ai suoni autentici, ai percorsi che nascono lontano dai riflettori ma che meritano ascolto.

Una vita in musica

Solieri non ha bisogno di presentazioni. Ma ascoltarlo raccontare i primi anni, i locali, le prove in cantina, i viaggi con la chitarra sulle spalle, restituisce una dimensione intima, artigianale della musica. «All’inizio non c’era nessuna strategia», dice sorridendo, «solo la voglia di suonare e di esprimermi. La musica era la mia identità». Ed è ancora così.

Negli anni ha calcato i palchi più importanti d’Italia, ha scritto canzoni che tutti conoscono, ha contribuito a costruire un’epoca. Ma non si è mai fermato lì. Ogni disco, ogni tour, ogni progetto è stato un modo per cercare ancora. Per rimettersi in gioco. Per trovare nuovi suoni e nuovi incontri.

L’incontro con Enjoy You

Ed è proprio di nuovi incontri che si parla oggi. L’incontro tra Enjoy You e Maurizio Solieri è simbolico e reale insieme. Da una parte, l’esperienza di chi ha vissuto la musica sulla pelle. Dall’altra, il desiderio di costruire qualcosa di nuovo, di dare spazio a chi oggi inizia un cammino artistico.

«Mi piace l’idea che la musica possa ancora essere un linguaggio diretto, umano, senza troppi filtri», racconta Solieri. «Quando ho saputo che Enjoy You vuole promuovere gli emergenti con passione vera, senza logiche di mercato imposte dall’alto, ho pensato che fosse un progetto sincero. E mi piacciono le cose sincere».

Lo dice con lo stesso tono con cui parla delle canzoni: come se fossero persone. E forse lo sono, in un certo senso. Perché Solieri è abituato a dialogare con le emozioni, a dare voce a ciò che si muove sotto la superficie. In questo, è ancora oggi un artista attuale.

Consigli per chi inizia

Parlare con lui significa anche domandarsi cosa significhi, oggi, iniziare una carriera musicale. Cosa serve davvero? «Oggi c’è tutto: tecnologia, piattaforme, visibilità», dice. «Ma manca spesso la sostanza. Ai ragazzi direi di studiare, ascoltare tutto, ma soprattutto trovare la propria voce. E di non avere paura di fare fatica. La musica è libertà, ma anche disciplina. È una scuola di vita, non un passaggio veloce su TikTok».

Le sue parole non suonano come una critica al nuovo, ma come un richiamo alla profondità. In fondo, Enjoy You nasce proprio da qui: dalla volontà di creare uno spazio dove la qualità e il tempo del racconto contano ancora. Dove la musica non è solo contenuto da consumare, ma esperienza da condividere.

Il valore del palco

Per Solieri, il palco è ancora il luogo sacro della musica. Lì si vede tutto: la verità, la fatica, la gioia. «Non importa quanti streaming fai, se poi dal vivo non reggi lo sguardo del pubblico», dice. «Il palco ti mette a nudo. Ed è lì che vedi se hai davvero qualcosa da dire».

In un’epoca in cui tutto è spesso effimero, parole come queste aiutano a ritrovare il senso. E in questo senso, l’intervista con Solieri è più di una chiacchierata: è un passaggio di testimone. Un invito ad alzare il volume — ma anche ad ascoltare meglio.

Una voce che apre la strada

Il progetto Enjoy You vuole essere anche questo: un luogo di scambio, dove i grandi artisti non sono solo modelli, ma alleati. Dove l’esperienza diventa occasione di crescita collettiva. E dove figure come Solieri possono aiutare a costruire un ponte tra generazioni.

Lo ringraziamo, e lui ci stringe la mano con quella fermezza che solo i musicisti veri hanno. Poi torna verso la sua chitarra, verso le prove. Il palco lo aspetta. E noi, con lui, aspettiamo tutto ciò che ancora potrà insegnarci.