Diego Kent: “L’Architetto dei Sentimenti” tra passato, presente e il suo ambizioso Arcobaleno Concettuale

di Alessandro Villa

Cantautore livornese, già frontman della band indie-pop MAJOR, Diego Kent ha intrapreso un percorso solista che lo sta portando alla realizzazione di un primo album concettuale, traccia dopo traccia, colore dopo colore. L’abbiamo incontrato per farci raccontare questo passaggio fondamentale, le sfide del vivere di musica e l’emozione della sua prima esibizione live con i nuovi brani.


La Libertà di Non Scendere a Compromessi

Il percorso di Diego Kent parte da lontano, dai suoi anni come voce dei MAJOR. La band, nata nel 2014 inizialmente come cover band dei Maroon Five, si era evoluta nel 2016 in un progetto totalmente dedicato agli inediti, un cambiamento spinto proprio dall’input di Kent, già cantautore.

“La band si è sciolta, purtroppo, per motivi di lavoro e distanza, specialmente dopo il Covid,” spiega Diego. “Due membri si sono trasferiti, e provare era diventato impossibile.”

Dopo un periodo di stop nel 2021 dedicato alla scrittura, è tornato il nome Diego Kent, avviando il progetto solista nel 2025, un percorso in cui è affiancato da Giacomo Signorini, l’ex chitarrista della band, che oggi si occupa degli arrangiamenti.

La differenza principale, che oggi avverte con entusiasmo, è la libertà totale: “Qualsiasi decisione, nel bene o nel male, ricade su di me. Nella band dovevamo trovare un compromesso su tutto. Da solista, non scendo a compromessi con nessuno, se non con me stesso. Se va bene, il merito è mio. Ed è una figata, anche se implica prendersi tutta la responsabilità.”

L’Arcobaleno Musicale: Una Canzone Ogni Due Mesi

Questa libertà si traduce in un progetto ambizioso e inedito: un album concettuale che completerà l’uscita di tutti i brani a settembre 2026, basato sui colori dell’arcobaleno.

L’idea è nata dalla selezione di otto brani già pronti. “Ognuna di queste sette canzoni è un capitolo con un colore specifico, che andrà a chiudere con l’ottava traccia, ‘Arcoveleno,’ che darà il nome al disco.” Il lavoro sarà composto da nove brani in totale, con una traccia bonus.

La strategia di rilascio è inusuale, un vero e proprio test: un brano ogni due mesi. “Invece di fare due singoli e poi aspettare l’album, ho preferito questa soluzione per mantenere l’attenzione e l’hype,” spiega l’artista. Il disco, prosegue, non è altro che uno specchio cromatico: “Io do la mia interpretazione visiva al brano – ad esempio, ‘Campo Minato’ è l’arancione – ma l’ascoltatore è libero di dare la sua emozione, il suo colore. C’è molto spazio creativo per chi ascolta.”

Tra Palco e Turnisti di Lusso

Nonostante l’impegno totale, il progetto è ancora in fase di costruzione.

I testi che scrive, così intimi e toccanti, nascono da una grande capacità di ascolto. “Non ho una regola fissa, ma mi ispirano le situazioni, e sono un grande ascoltatore. Le mie canzoni sono quasi tutte autobiografiche, ma a volte prendo spunto dai racconti degli altri.” L’esempio più lampante è l’ultima uscita, “Parentesi,” nata da una telefonata con un amico. “Mi sono immedesimato a tal punto da non dormire la notte. Mi sono messo al pianoforte e, in un paio d’ore, ho buttato giù la canzone, come se la stessi raccontando a me stesso.”

A proposito di “Parentesi,” il brano è in finale al concorso Pegaso Starr. “È la prima volta che porto una mia canzone da solista su un palco! Vincere sarebbe una grande pacca sulla spalla, un segnale che sono nella direzione giusta,” afferma con grande emozione.

In conclusione, Diego ha anche svelato un particolare curioso sulla sua eredità artistica: “Solo di recente ho scoperto che il mio bisnonno, che ha 97 anni, era il turnista di Claudio Villa! Lui suonava il mandolino e mi chiedeva di cantare insieme.” Un legame che dimostra come l’arte sia sempre stata parte del suo DNA.

Il progetto Diego Kent continua con l’uscita del quarto brano il 19 dicembre, e in seguito con il quinto, previsto per San Valentino.

Gli facciamo i nostri migliori auguri per la finale e per i prossimi capitoli del suo “Arcoveleno”.