Il Rock Emozionale dalla Valtellina ai Lividi dei “Sogni lucidi”
Giorgieness, pseudonimo della cantautrice valtellinese Giorgia D’Eraclea (classe 1991), è una delle voci più autentiche e potenti del panorama indie-rock italiano. La sua formazione artistica inizia giovanissima, a quattordici anni, in un gruppo punk tutto al femminile, gettando le basi per un sound crudo e diretto.
Dopo essersi trasferita a Milano per gli studi universitari (poi abbandonati per dedicarsi totalmente alla musica), Giorgia adotta lo pseudonimo Giorgieness nel 2011, scegliendo di esprimersi in italiano e dando vita a un progetto rock che presto attira l’attenzione della scena alternativa.
Carriera e Riconoscimenti
Il suo stile è caratterizzato da una potente fusione di rock energico e tagliente con una scrittura intima, autentica e quasi drammatica. Nel corso della sua carriera, Giorgieness ha condiviso il palco con nomi di spicco del panorama italiano (Cristina Donà, Edda, Tre Allegri Ragazzi Morti) e internazionale (Savages, The Kooks).
Il suo percorso è segnato dalla pubblicazione di diversi lavori, tra cui l’EP d’esordio Noianess (2013) e l’album di debutto La Giusta Distanza (2016), prodotto da Woodworm, che ne consolida la reputazione come artista capace di dipingere insicurezze e emozioni complesse. Continua a collaborare attivamente con altri artisti (Endrigo, I Botanici, Avincola, Bambole di pezza), dimostrando la sua versatilità all’interno della scena contemporanea.
Il Contenuto Emozionale di “Sogni lucidi”
La poetica di Giorgieness trova piena espressione in testi come “Sogni lucidi”. Il brano si addentra nel dolore post-rottura con una lucidità febbrile, raccontando il conflitto interiore tra il desiderio ossessivo della persona perduta e il vuoto lasciato dalla sua assenza.
La canzone è un grido di dipendenza emotiva, dove il narratore preferisce l’angoscia e i “lividi” che si manifestano nei “sogni lucidi” alla stasi dell’apatia: “Meglio un po’ di te che tutto questo niente / Ma meglio un po’ di te che non sentire niente”. Un’analisi onesta e brutale sulla persistenza di un amore traumatico.